Il territorio, la comunità, la storia, le tradizioni, la lingua occitana, i mestieri di un tempo, l’architettura montana, sono gli obiettivi dell’Ecomuseo Terra del Castelmagno. Ecco perché il progetto propone attività e iniziative non solo legate al mondo del Castelmagno ma a tutte quelle componenti che caratterizzano la Valle; da qui il recupero degli antichi percorsi di collegamento, la tutela, la divulgazione e la valorizzazione dei prodotti tipici del territorio.
I siti che fanno parte dell’ecomuseo sono il Museo Terra del Castelmagno e i Babaciu e il Paese senza Tempo a San Pietro di Monterosso, la ricostruzione ambientale Una casa per Narbona a Campomolino, il percorso della Curnis, i percorsi ciclo-didattici per famiglie e scuole Ape, Pera, Sete e Territorio, il percorso Pèire que préiquen, il mulino-segheria e il laboratorio didattico presso il caseificio cooperativo di Pradleves, l’Oste de Senpìe e la biblioteca, centro di documentazione sulla montagna.
La proposta ecomuseale comprende i Comuni di Monterosso Grana, Pradleves e Castelmagno, accomunati dall’omogeneità del territorio, dalla lingua e dalla cultura occitana e il territorio: zona di produzione e stagionatura del famoso e rinomato formaggio Castelmagno DOP. La terra e il Castelmagno sono i due elementi che creano la specificità di questo territorio.
Il Museo Terra del Castelmagno propone, al piano terra, un viaggio nella Valle Grana raccontando il luogo d’origine del Re dei formaggi: il Castelmagno. Il museo è supportato da immagini e filmati che immergono il visitatore nel territorio, nella comunità e nel patrimonio storico-culturale e una narrazione storica fatta di Babaciu, visitabile sempre anche a museo chiuso.
Lo spazio espositivo, al piano seminterrato, affronta tematiche legate alla tradizione attraverso un allestimento innovativo e tecnologico capace di immergere il visitatore in atmosfere che richiamano le antiche veglie serali, con rimandi ai temi della festa, del lavoro, l’emigrazione, ai sistemi terapeutici tradizionali, alle masche, alla scuola…
Dal 2003 i Babaciu, fantocci in fieno a dimensione naturale, iniziano a popolare San Pietro Monterosso trasformandolo gradualmente nel Paìs senso Tèmpo: uno spaccato di vita congelato dallo scorrere del tempo, rappresentativo di un ambiente montano e modi di vita di circa 70 anni fa.
Dieci sono le tappe per scoprire e indagare sulla storia del territorio con il “bastone di Gino”: lo strumento multimediale a disposizione del visitatore per ascoltare in sei lingue (italiano, occitano, piemontese, francese, inglese e tedesco) le persone che popolavano la borgata un tempo. Ogni babaciu ha una voce, un nome, un mestiere, una storia, un messaggio da trasmettere che ci aiuta a comprendere la civiltà alpina che fu e che sarà.