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Gli “anciuè” si recavano al porto di Savona per acquistare le acciughe proveniente da Portogallo, Spagna, Algeria e Sicilia e successivamente giravano per tutto l’inverno per le pianure del Piemonte, Lombardia ed Emilia con i carretti carichi di acciughe, aringhe e merluzzo. Con le acciughe arrivano anche altri prodotti del mare: tra questi il merluzzo, che in valle identifica il baccalà sotto sale, che avrà la sua fortuna perché costa poco e nulla va sprecato: il sale era usato per minestre e zuppe.
In estate gli “anciuè” ritornavano in valle perché con il caldo era difficile conservare il pesce e a casa c’era da svolgere i lavori negli alpeggi.
A partire dall’800 Celle patì fortemente l’emigrazione, prima stagionale e poi definitiva: questo era dovuto anche alla professione itinerante degli acciugai che i cellesi intrapresero a fine Ottocento e inizio Novecento. Ancora oggi numerosi discendenti degli “anciuè” continuano a svolgere questo lavoro, certo i carretti sono stati sostituiti da moderni furgoni e molti si sono trasferiti nei grandi centri di pianura. In ogni caso, negli anni ’70, il 90% dei venditori di pesce era originario della Valle Maira e ad oggi si stima che siano ancora 400 tra commercianti e ambulanti.
Non si sa esattamente cosa abbia scaturito l’idea di questo mestiere in una borgata sperduta nelle alpi: se dall’azione casuale di un intraprendente mercante, o da un ‘espediente per portare di nascosto il sale, coprendolo con le acciughe sulle quali il dazio era inferiore. Tuttavia l’idea è stata vincente e nel 2010 è nata la Confraternita degli Acciugai dall’idea di Carlin Petrini: tra i suoi scopi quello di mantenere vivo il legame con la valle Maira. Occasione per festeggiare e per ricordare questo antico mestiere è la Fiera degli Acciugai a Dronero, il primo weekend di giugno. A Celle Macra è possibile visitare il Museo de Seles all’interno del percorso ecomuseale.




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